Sabato 25 aprile, la città di Bologna celebra il 75° anniversario della Liberazione. Dopo il Sindaco Virginio Merola in piazza del Nettuno, davanti al Sacrario dei Caduti Partigiani, è intervenuta la presidente dell’Anpi di Bologna Anna Cocchi. Di seguito il suo discorso.

“Per il 75° Anniversario della Liberazione avevamo pensato ad un programma di iniziative ed eventi importante, all’altezza di una data così significativa e mai mi sarei aspettata di celebrare questa ricorrenza nel silenzio delle piazze vuote, senza i colori, le persone, i sorrisi, le strette di mano, i canti. Senza i tanti grandi e piccoli gesti che abbiamo sempre dato per scontati. Senza la festa. Tuttavia, seppur isolati, le piazze virtuali delle reti sociali ci permettono di essere vicini in un altro modo e di condividere assieme questo anniversario.

Anzi, la tragedia del Covid 19 paradossalmente, ci permette di attualizzare più che mai il concetto di Resistenza perché il fascismo, come ha sottolineato spesso Andrea Camilleri è un virus mutante. Le nostre care Partigiane e i nostri cari Partigiani l’hanno conosciuto sotto forma di dittatura, hanno conosciuto il carcere e la violenza. Nel corso del tempo l’abbiamo visto cambiato in razzismo, sopraffazione delle minoranze e dei più deboli. L’abbiamo visto teorizzato e praticato nelle cosiddette democrazie illiberali, esercitato nel controllo sociale e nella riduzione dei diritti. Con altri nomi, certo, ma sempre di fascismo si tratta come ci fanno notare, sempre troppo spesso, gli esponenti delle vecchie e nuove destre che, apertamente e senza più nessun ritegno, a quella ideologia di morte fanno continui ed espliciti riferimenti.

L’emergenza sanitaria ci ha costretto a sperimentare cosa significhi essere privati della libertà e ci ha mostrato quanto questa sia fragile e come debba essere tutelata e custodita. Per questo il pensiero va immediatamente a Patrick Zaki, un nostro studente, membro della comunità bolognese, in carcere in Egitto “colpevole” di dedicarsi allo studio dei diritti civili delle minoranze. Ma non bisogna andare così lontano per avere occasioni di riflessione. Basti pensare alle continue minacce e intimidazioni a Carlo Verdelli e ai giornalisti di Repubblica, in primis Paolo Berizzi “colpevoli” di scrivere con autonomia e spirito critico.

La libertà è un valore conquistato a caro prezzo con la lotta di Liberazione e dobbiamo essere sempre grati alle Partigiane e ai Partigiani che hanno combattuto per questo e dobbiamo esser grati alle Madri e ai Padri costituenti che hanno fondato la nostra Costituzione sui valori della Resistenza. Quella Costituzione che è stata ed è lo strumento che ha permesso a questo Paese di essere una democrazia per 75 anni, che ha consentito la tenuta sociale del nostro Paese anche in tempi bui e che sarà il vero anticorpo per la tenuta sociale dell’Italia quando l’emergenza sanitaria sarà finita. Perché ci aspettano tempi duri, lo sappiamo, probabilmente durissimi. Ne usciremo se sapremo essere uniti da valori capaci di rappresentarci tutti: l’uguaglianza, il lavoro e la solidarietà.

La libertà è un bene tanto fragile quanto prezioso, che merita di essere custodito con cura. Non solo. Non c’è libertà se non c’è giustizia sociale. L’emergenza sanitaria ha reso evidente ciò che già sapevamo e che in tanti hanno fatto finta di non sapere: in Italia non si è uguali. Con le scuole chiuse molti, moltissimi, bambini poveri hanno perso la possibilità di avere un pasto completo al giorno. Le lezioni a distanza hanno mostrato un Paese nel quale la possibilità di collegarsi alla rete non è per tutti, come non è per tutti possedere un tablet o un pc, e non è affatto detto che ce ne sia uno per ogni figlio. Per molti bambini poveri non c’è niente che possa sopperire all’assenza della scuola. Il Covid 19 ha reso evidenti sacche di povertà e di assenza di diritti, rimarcando ancora una volta, la differenza tra chi ha un lavoro e chi no, tra chi ha un lavoro regolare e chi è precario e senza tutele. Tra chi non può stare a casa perché una casa dove stare non ce l‘ha. A cosa serve esser liberi se non si ha di che sfamare la famiglia? Se non si hanno le stesse garanzie di accesso alle cure?

Resta fortissimo il tema del ruolo dell’Europa, anche in questo caso l’emergenza dovuta al Covid rende evidente – semmai ce ne fosse bisogno – che non ci sono confini, che è del tutto inutile pensare a costruirli e che le azioni devono necessariamente essere condivise. Questa non è solo una crisi sanitaria. È una crisi economica, sociale e politica che va affrontata insieme e dalla quale si esce tutti insieme o non si esce affatto. Preoccupa l’esempio dell’Ungheria, non tanto per i pieni poteri chiesti da Orban, quanto perché il parlamento glieli ha concessi nel silenzio di un’Europa distratta, incapace di qualunque reazione. Non è questa l’Europa che avevamo sognato e che abbiamo in mente. L’Europa che vogliamo è solidale e democratica capace di condividere valori e ideali.

Il Covid 19 ci ha portato via tanti anziani, abbiamo perso un patrimonio di affetti ma anche di memoria. Memoria che non è solo sinonimo di ricordo ma è anche, e soprattutto, strumento di conoscenza per capire il presente e delineare il futuro. Abbiamo perso un enorme archivio di esperienze e di saperi. Abbiamo perso persone consapevoli e attente.
Ora più che mai è urgente il bisogno di nuovi partigiani e di nuove partigiane, di giovani e ragazze capaci, non solo di prendere in mano il testimone della Resistenza, ma di farlo diventare una cosa loro. Giovani e ragazze che sappiano sentire come una loro battaglia la battaglia per i diritti che, è bene ricordarlo, o sono di tutti o non sono affatto. C’è bisogno di novi custodi e di nuove staffette. Persone capaci di pensare e di progettare un mondo migliore e più giusto, per tutti. È un compito impegnativo e non rinviabile, ma non impossibile.
La guida c’è già e sta nella piena applicazione della nostra Costituzione nella quale sono delineati chiaramente i concetti di solidarietà, uguaglianza, giustizia sociale, tutela dell’ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale. La piena applicazione della Costituzione nata dalla Resistenza rappresenterà un’autentica rivoluzione pacifica e in questa rivoluzione l’ANPI sarà sempre protagonista con il rigore e la serietà a cui siamo abituati e con la fiducia che ci viene riconosciuta
Buon 25 aprile!”

(Foto sito www.anpibologna.it)

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