Il turismo è indiscutibilmente il settore maggiormente colpito dall’emergenza coronavirus. Lo stringersi intorno all’Italia del cerchio delle limitazioni ai viaggi aerei sicuramente avrà ripercussioni ancora più pesanti e a lungo termine. Guide e accompagnatori turistici stanno ricevendo cancellazione di servizi tanto nel breve quanto nel medio e lungo termine. “ Come Vice Presidente nazionale di Confguide – afferma Paola Balestra – non posso che essere fortemente preoccupata per lo scenario che si sta delineando e che necessita di misure urgenti a sostegno dell’intero comparto turistico: tanto dell’imprenditoria quanto a tutela di noi liberi professionisti del turismo che ci siamo trovati da mattina a sera completamente senza lavoro”. “Ringraziamo la struttura Confcommercio Bologna che quotidianamente opera per tutelarci e la  Regione Emilia Romagna stessa che ha previsto la possibilità di continuare ad effettuare visite guidate e servizi di accompagnamento, tuttavia questa apertura – seppur importante – non è per  noi sufficiente – prosegue Maurizio Rossi Vice Presidente di Confguide Bologna. Non si tratta di una questione di aree o di possibilità di lavorare. Siamo guide nazionali, operiamo sull’intero territorio e con servizi richiesti da privati, agenzie e tour operator sparsi in tutto il mondo. Il blocco del turismo per noi si traduce in immediata disoccupazione e assenza di reddito senza alcuna forma di tutela. Bologna ad esempio è perfettamente funzionante e fruibile, ma per gli oltre 200 associati di Confguide Bologna, questa settimana è stato riposo forzato”. “ In molti ci chiedono come gestire le cancellazioni – riprende Paola Balestra – e il nostro consiglio,  operando quotidianamente nella logica di soddisfare il cliente e lasciargli un buon ricordo, è  quella di cercare il più possibile di assecondarlo e trovare una soluzione commerciale di buon  senso che, contemporaneamente minimizzi il più possibile il nostro danno economico” “ Tuttavia – chiude Maurizio Rossi – quando le cancellazioni si attestano al quasi 100% dei servizi programmati l’unica via percorribile è un intervento puntuale delle Istituzioni teso da un lato a dichiarare lo stato di emergenza per consentirci di invocare la causa di forza maggiore nei rapporti contrattuali, dall’altro a sospendere il versamento delle imposte e a prevedere degli indennizzi per mancata attività”.

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