La denuncia di un membro del Comitato per la Ferrovia Porrettana, che ha segnalato alcuni disservizi (l’ultimo nella giornata di ieri), pubblicando quanto segue: ” Guasti, soppressioni e treni tristemente stipatiNella giornata odierna 22 gennaio 2020 abbiamo vissuto l’ennesimo disservizio.
Da Bologna: Soppresso il treno 11431 delle 5:52; 11551 delle 06:30, ritardo di 10 minuti; 6341 delle 07:04, ritardo di 35 minuti

Da Porretta: 11430 delle 06:08, ritardo di 13 minuti; Soppresso il treno 11470 delle 07:18
SOPPRESSI 2 treni della linea Bologna- Marzabotto: 11563 e 11564
Tutto a causa del guasto di un treno, probabilmente il nuovissimo POP, che è diventata un’odissea per i viaggiatori attoniti che si sono alzati prima dell’alba per prendere il treno delle 5:52.
E’ incomprensibile alzarsi alle 5 del mattino e non poter raggiungere il posto di lavoro perché si è guastato un treno nuovo fiammante. A quel punto aspetti di prendere il treno successivo delle 6:30 che però viene indicato in partenza in tre binari diversi: prima dal 5 ovest, poi dal 2 ovest e poi dal 7 ovest, coi pendolari (quelli in piedi dalle 5 e in stazione dalle 5:50), costretti a transumare da un binario all’altro alla ricerca del treno perduto che è riuscito, comunque, a partire in ritardo…
Le soppressioni hanno costretto molti di noi pendolari ad utilizzare l’automobile per raggiungere i luoghi di lavoro. Una scelta obbligata per arrivare in tempo per non subire sanzioni o richiami e per non essere costretti a viaggiare come sardine. Non è una boutade politica ma la costernata osservazione delle foto pubblicate sulla nostra pagina Facebook. Le testimonianze parlano di viaggiatori che hanno rinunciato a prendere il treno per l’eccessiva calca, compresa una signora che non è riuscita a far salire la carrozzina perché il treno era completamente stipato.

Così non può andare !!!! L’assessore regionale che guiderà il prossimo mandato (nuovo o riconfermato che sia), dovrà riuscire a scardinare l’inefficienza con cui è partita la nuova società Trenitalia Tper o i pendolari dovranno scendere in piazza, per davvero, per andare a testimoniare il proprio sdegno e chiedere con fermezza che sia garantito il diritto di arrivare in orario sui luoghi di lavoro e di studio”.

Un richiesta di aiuto e di confronto con chi guiderà il prossimo mandato, in attesa delle elezioni regionali di domenica, per cercare di focalizzare l’attenzione su una problematica riguardante l’Appennino.

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